Il prosciutto d'anatra


Non mi ricordo come, dove, con chi o perchè. Non mi ricordo di averlo mai assaggiato o di averne letto, fatto sta che un giorno mi è venuto in mente di provare a fare dei piccoli e simpatici prosciutti di anatra.
Poi ho cercato sul www se qualcuno ci avesse già pensato e, chiaramente, era così.
Non mi ero inventato un cazzo. Va bé... Che non fossi creativo lo sapevo già, questa volta però ci avevo un pochino sperato.

Premessa: se pensiamo al prosciutto immaginiamo cosce, spalle o porzioni di esse. Nel caso dell'anatra si usa il petto.
Credo che le ragioni siano due.
La prima è tecnica, il rapporto tra la quantità di carne della coscia dell'anatra e l'osso è a favore dell'osso. In altre parole una bassissima "resa allo spolpo". Il risultato dopo stagionatura sarebbe tanto osso e poco prosciutto.
La seconda motivazione è che il petto dell'anatra è coperto da un discreto strato di grasso che dona al prosciutto un contrasto netto di consistenze e sapori che tanto piace al nostro palato.
La preparazione è molto semplice: si lascia il  petto sotto sale grosso per 12 ore, lo si lava con del vino bianco e, dopo 24 ore di stufatura al caldo, lo si porta in cantina a stagionare per un mese.
Minimo sbatti, massimo risultato.
Al palato è  sensazionale: prima arriva l'intensità della carne, poi la grassezza avvolgente bilancia la sapidità. Il tutto accompagnato dal contrasto di consistenze tra la parte magra e quella grassa.
Ne ho affettato uno per una festa. E' riuscito a togliere l'attenzione dalla festeggiata.


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