Elogio continuamente il 5/4, le materie prime umili ma ben
lavorate. Credo che questo principio sia il punto di svolta anche nella ristorazione.
Servire un taglio nobile serve a lavorare poco ma riduce il margine. Che
lavorazione ci sarà mai dietro un filetto? Devi solo cercare di non fare danni.
Servire un taglio povero sortisce l’effetto contrario: lavorerai di più ma
avrai un risultato unico e ti terrai su dei bei margini di guadagno.
Pensandola sul piano domestico vuol dire poter organizzare
dei banchetti spendendo pochissimo (ma lavorando come le bestie).
Questo piatto credo sintetizzi perfettamente questo concetto:
prendere due delle materie prime più povere e lavorarle fino a tirare fuori
qualche cosa di spettacolare.
Nello specifico si parte dalle ali di pollo, si trancia la
parte più carnosa e si tiene solo la punta e la prima sezione, quella che per
intenderci ha le due ossicine.
Si usa solo la parte più povera del taglio più povero dell’animale
più povero, così, per precisare.
Fatto ciò si rimuovono gli ossicini, operazione abbastanza lunga
e noiosa, per poi farcirle con riso Pilaf precedentemente bollito al dente e
condito con un filo di olio e curry affumicato.
Si chiude con uno stuzzicadenti e si frigge a immersione.
Il risultato è un lecca-lecca di pollo, croccante fuori e
col cuore morbido e speziato.
La punta dell’ala diventa lo stecco per mangiare in un sol
boccone quella delizia croccante e profumata.
Una chicca che sollazza il bimbo che è in te, che fa tornare
alla gioia incontenibile di quando la mamma ti faceva quel piatto che ti
piaceva tanto.
Gioia pura.
Basta ricordarsi di togliere lo stuzzicadenti.
Basta ricordarsi di togliere lo stuzzicadenti.
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