Ci sono dei piatti rozzi.
Ci sono dei piatti che le provi tutte per ingentilirli ma restano rozzi.
Ci sono dei piatti che si fanno amare proprio per questo motivo.
A capitanare questa specifica categoria gastronomica c'è di sicuro il chili: carne bovina, fagioli, pomodoro, spezie e tanta ignoranza.
La disputa sull'origine della ricetta, texana o messicana, è tanto accesa quanto inutile, l'unica cosa che conta veramente è che il chili è un piatto facile, economico, che riempie e assolutamente poliedrico.
Va bene per uno spuntino dentro una tortilla o per un pasto completo accompagnato a delle birre.
La preparazione e veramente banale: macinata di bovino, meglio se abbastanza grassa, brasata in pentola fino a farla colorire, a cui si aggiunge passata di pomodoro, sale, cumino e peperoncini piccanti. Quest'ultimi se freschi interi, diversamente in polvere.
Fuoco basso e si lascia cuocere per un paio di ore.
A metà cottura si aggiungono i fagioli, di solito i fagioli neri.
Io non sono un grande cultore dei legumi e ho usato quelli che ho in casa: questa volta dei borlotti.
La consistenza finale deve essere poco più liquida di un ragù, deve avere quella consistenza che invoca il supporto di una bella pagnotta per la scarpetta.
Buono appena fatto spettacolare il giorno dopo.
Dicevo che è un piatto rozzo ma devo ammettere che è confortevole, ti riempie, ti scalda e fa subito compagnia.
Puoi provare a ingentilirlo servendolo in una bella cocotte, oppure puoi proporlo nel suo contesto ideale: una giornata di sole perfetta per la montagna, una gita di scialpinismo e una sosta per rifocillarsi a metà della discesa. Ora... scalda sul fornello da campo del chili piccante, tira fuori pane, una bottiglia di nebbiolo e poi goditi le facce dei compagni di salita.
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