Le trofie e il pesto

Ci sono delle volte in cui organizzi un menù per una cena con amici e alla fine giungi a una conclusione: sei un coglione.

Se un coglione perché tra sconfinate ricette tra cui potevi scegliere hai pensato a quelle che richiedono più lavoro per essere realizzate.
Si potrà pensare: "che problema c'è? Cambia menù!" ma il maschio scemo che sono vivrebbe il cambio come una sconfitta... Son ben capace a preparare una cena... che sarà mai!

Ed è così che ci troviamo a fare trofie e pesto per sei persone.

Partiamo dalle trofie: impasto molto semplice di acqua, semola e sale. 
Si lascia riposare, se ne ricavano dei salsicciotti, poi dei salsicciottini, poi dei salsicciottinini e alla fine con un sapiente colpo del dorso della mano, impossibile per chi ha le mani delle mie dimensioni, nasce una trofia. Ripeti l'operazione centinaia di volte e in un'ora e mezza di lavoro di due persone hai fatto le trofie. Ok... La vecchina ligure probabilmente le avrebbe fatte nella metà del tempo ma resta comunque tantissimo per un piemontese verace che in 15 minuti fa tajarin per dieci persone.

Per quanto riguarda il pesto la solfa è simile, pochi ingredienti e sempre quelli: basilico, olio evo taggiasco, aglio, pinoli, parmigiano e pecorino (a me piace col pecorino) e sale dosati assolutamente a occhio. La variabilità di sapore degli ingredienti è tale che non ci si può affidare alla bilancia, si deve assaggiare e aggiustare il tiro di questo o di quello.
E dove sta la grana quindi? Nel mortaio ovviamente. Fare una grande quantità di pesto a mano è una delle robe più noiose e faticose che si possa immaginare. Sia mai che si usa il mixer.

Cottura delle trofie in abbondante acqua salata e aggiunta del pesto rigorosamente in un tegame, o gamella per dirla alla ligure, freddo. Se troppo consistente si può allungare con poca acqua di cottura.

La soddisfazione di preparare questo piatto? Veder spazzolare più di due ore di lavoro in pochissimi minuti. Sempre che di soddisfazione si possa parlare.

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